Aldo Moro, lo statista assassinato dalle BR

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Aldo Moro fu rapito, in un agguato delle Brigate Rosse, la mattina del 16 marzo 1978. Venne, poi, assassinato la mattina del 9 maggio e fatto ritrovare nel cofano di una Reanault 4, in via Caetani a Roma.

Nessun evento, nella storia dell’Italia moderna, ha fornito tanto materiale dietrologico e cospirativo come il rapimento e l’omicidio del leader della Democrazia Cristiana, Aldo Moro.

Moro fu rapito una mattina di primavera, mentre lasciava il palazzo dove abitava, nel quartiere Trionfale di Roma, all’altezza di via Fani. Tutti e cinque gli uomini della sua scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) restarono uccisi durante l’attacco. Moro fu detenuto (probabilmente in città), preparato per la prova del cosiddetto tribunale del popolo e poi sparato alla testa. Cinquantaquattro giorni dopo essere stato rapito, il corpo di Moro fu trovato, a seguito di una soffiata, nel cofano di una Renault 4 rossa, parcheggiata, senza difficoltà, nel cuore affollato della capitale.

La prigionia di Moro

I rapitori di Moro gli permisero, durante la prigionia, di scrivere ai suoi colleghi politici e di leggere quello che dicevano di lui sui giornali. Egli li supplicò di prendere in considerazione la negoziazione con i terroristi, che avevano offerto la sua liberazione in cambio del rilascio di 13 compagni estremisti sotto processo a Torino. I pareri erano divisi. La maggior parte dei cristiano-democratici, così come il Partito Comunista, erano contro la contrattazione. I colleghi di Moro, fautori di questa linea, credevano che stesse scrivendo sotto coercizione. Quando si rese conto di essere stato abbandonato al suo destino, le sue lettere si trasformarono in testimonianze di disperazione e rabbia.

Teoria della cospirazione

Forse conveniva ai suoi “amici”, forse il suo rapimento non era frutto di un caso. Moro stava iniziando un percorso molto pericoloso: nel 1978, aveva rotto il guscio della politica cristiano-democratica, avendo fatto un patto con la sinistra (il compromesso storico), che invitava per la prima volta i comunisti nell’arena del governo nazionale, come partner responsabili.

Vi è la convinzione, mai del tutto morta, che Moro fu sacrificato sull’altare della politica della guerra fredda, forse anche per dare un segnale all’America.

Dobbiamo davvero bere la storia che Moro è stato rapito da un gruppo disciplinato in un paese dove l’organizzazione e l’efficienza erano sconosciuti?  Che le Brigate Rosse erano così potenti da avere aiuti ufficiali stranieri? Oppure dobbiamo e possiamo pensare che potesse essere stato rapito e ucciso da un piccolo gruppo di nichilisti, più fortunati che disciplinati? Che la polizia italiana, e soprattutto i Servizi Segreti, non potevano essere così inetti da entrare nell’appartamento dove era detenuto e non trovarlo?

La storia ufficiale ha dato le sue risposte. L’opinione pubblica ha le proprie personalissime.

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2 thoughts on “Aldo Moro, lo statista assassinato dalle BR

  1. piccolo gruppo di nichilisti, più fortunati che disciplinati? – è una simpaticissima e curiosa domanda che esprime un giudizio storico in forma di apparente ironia!

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