Ceausescu, il dittatore della Romania comunista

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Nicolae Ceausescu è stato il leader della Romania comunista per più di due decenni, fino alla sua esecuzione nel 1989.

Nicolae Ceausescu ha governato la Romania secondo i principi comunisti ortodossi, causando insostenibili carenze alimentari.

L’agitazione risultante portò, infatti, al crollo del regime ed alla esecuzione del suo leader nel 1989.

Regime nei primi anni

Ceausescu, leader rumeno dal pugno di ferro, era nato il 26 gennaio 1918 nella piccola località rurale di Scornicesti, alle porte di Bucarest.

Terzo di dieci figli, era cresciuto povero, tanto che aveva ricevuto solo l’educazione della scuola elementare.

All’età di 11 anni, già lavorava in una delle tante fabbriche di Bucarest, e si unì al movimento operaio della Romania nel 1932.

A metà degli anni 1930, Ceausescu era diventato un leader nell’Unione dei Giovani Comunisti.

A causa dell’adesione al Partito comunista fu arrestato e condannato a 30 mesi di prigione.

Mentre era in prigione, incontrò Gheorghe Gheorghiu-Dej, un leader rivoluzionario influente, che lo preso sotto la sua ala, lo presentò agli altri anziani del partito e lo istruì nelle teorie marxiste-Leniniste.

Ascesa al potere di Ceausescu

Dopo la guerra, nel giro di un anno, la Romania passò sotto il regime comunista, e il giovane leader iniziò la sua scalata al potere.

Nel 1945, Ceausescu fu fatto generale di brigata dell’esercito rumeno.

Nel corso dei successivi due decenni, con il suo vecchio amico Gheorghiu-Dej, assunse un ruolo sempre più di primo piano nel governo del paese ed all’interno del partito comunista.

Nel 1955, era un membro permanente del Politburo, e gestiva la struttura organizzativa e i quadri del partito.

Poco prima che Gheorghiu-Dej morisse di cancro (1965), Ceausescu era già diventato il suo successore.

Ceausescu come presidente

Come capo supremo della Romania, Ceausescu cercò di intrecciare legami più stretti con l’Occidente.

Accolse il neo-eletto presidente Richard Nixon nel 1969 e viaggiò molto.

Cercò di favorire un maggiore sviluppo agricolo e industriale, e potenziò i rapporti con la Cina.

Ma i suoi grandi sforzi per aiutare la situazione interna del suo paese, produssero più danni che benefici per la gente della Romania.

A causa dei progetti edilizi ambiziosi di Ceausescu degli anni 1970, il Paese dovette affrontare gravi livelli di debito nel 1980.

Ceausescu riuscì a tagliare metà del deficit, ma così facendo creò una forte depressione economica.

Poco dopo voltò le spalle al presidente sovietico Mikhail Gorbachev e alle sue richieste di un’ampia riforma economica, esprimendo invece la sua preferenza per la pianificazione centrale tradizionale.

La sua regola interna comprendeva anche la sorveglianza dei suoi cittadini e la ritorsione violenta contro ogni dissenso.

Perdita di potere e morte

Non avendo migliorato lo standard di vita della Romania, il potere di Ceausescu cominciò a indebolirsi.

Nel mese di novembre del 1987 (cosa impensabile solo pochi anni prima) migliaia di lavoratori presero d’assalto la sede del Partito Comunista a Brasov.

Nel dicembre del 1989, prese corpo una rivolta popolare, aiutata dall’esercito.

Il golpe andò a buon fine, e i nuovi leader del paese vollero dimostrare alla popolazione il cambio di rotta.

Il 25 dicembre, in un processo farsa durato meno di un’ora, i coniugi Ceausescu vennero accusati di genocidio e altri crimini.

Poco dopo furono uccisi da un plotone di esecuzione.

I due sono stati sepolti nel cimitero di Ghencea a Bucarest.

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