Il ciclomotore è un veicolo a due ruote, con motore a scoppio di cilindrata non superiore a 50 cm3, e che non dovrebbe superare la velocità di 45 km/h. E’ detto anche cinquantino.
La sua invenzione risale all’azienda parigina Werner che ne depositò il brevetto il 7 gennaio 1897, ma il primo prototipo è attribuibile all’ingegnere tedesco Daimler ben dodici anni prima.
Come funziona un ciclomotore
Il ciclomotore può essere avviato manualmente attraverso la classica pedalina, oppure (nelle versioni degli ultimi 20 anni) tramite un impianto di accensione elettrico. Esso, dopo l’accensione, si muove mediante la trasformazione del moto lineare in moto rotatorio, trasmesso alla ruota posteriore per mezzo della catena.
Come è composto un ciclomotore
La composizione classica del ciclomotore è la seguente:
- Telaio in ferro e lamiera, sul quale alloggiano il serbatoio, il manubrio, i fari e il sellino;
- Motore (solitamente a due tempi);
- Marmitta con silenziatore;
- Motorino d’avviamento (per accensione) o pedale (sempre per accensione);
- Ruote (due);
- Sospensioni, per ammortizzare i colpi della strada;
- Freni a disco (idraulici) o freni a tamburo (con cavo e ganasce).
Funzionamento del motore di un ciclomotore
Il motore di un ciclomotore funziona quasi esclusivamente a due tempi.
In un primo tempo il pistone ha un movimento ascendente e così crea una depressione nella coppa, che risucchia la miscela (benzina + olio). Allo stesso tempo, il pistone comprime la miscela entrata nel cilindro attraverso la luce di immissione.
In un secondo tempo, il meccanismo di accensione fa scoccare la scintilla della candela, in questo modo la miscela scoppia, spingendo il pistone violentemente verso il basso ed aprendo la luce di scarico dei gas bruciati. A fine corsa, il pistone scopre la luce di immissione e in questo modo la miscela viene spinta nel cilindro. Quest’ultimo, riempendosi di miscela, espelle gli ultimi residui di gas bruciati.
Questo processo ciclico riprende, poi, quando il pistone risale nuovamente.