Prologo sulla dialettica
In questo articolo affronteremo l’argomento: dialettica come metodo logico, gnoseologico.
Dialettica come “pensare il pensare”. Come il pensiero pensa se stesso. Riflessione della riflessione. Comprensione della comprensione. Conoscenza della conoscenza. Epistemologia dell’epistemologia.
Metodologia del processo conoscitivo alla luce della triade categorica: Concreto-Astratto-Concreto
Problema primordiale di ogni filosofia riguarda due punti fondamentali:
- come il pensiero si appropri del reale;
- come l’uomo possa conoscere se stesso e il mondo fenomenico.
La storia della filosofia, della dialettica, e più in generale del sapere umano, mostra che, in funzione della risposta data a tale dilemma, si può professare:
- un idealismo soggettivo: il vero mondo è quello delle idee, il reale è un infimo riflesso;
- un idealismo oggettivo: il reale è la piena incarnazione dell’Idea, cosicché hegelianamente: “tutto il reale è razionale e tutto il razionale è reale”, nonché: “ogni popolo è comandato, guidato, dall’asino che merita”;
- un materialismo rozzo: la realtà è indipendente dal pensiero che ne è l’immediato riflesso;
- un materialismo dialettico:la realtà è un processo indipendente dal pensiero; il pensiero, in quanto esso stesso processo e funzione prettamente umana, che elabora, conosce, cattura, il reale tramite schemi inferenziali, deduttivi ed induttivi, nonché stabilendo similitudini (invarianze), somiglianze, differenze, specificità, compiendo generalizzazioni infinite su casi finiti, ovvero dominando il finito (lo estende ad infinito), utilizzando il principio d’induzione matematico ed il principio induttivo, inferenziale. Il pensiero mostra la sua Verità nell’attività sensibile oggettiva dell’uomo, nella pratica, nell’azione, nell’agire della specie umana.
In sintesi, il pensiero è una funzione vitale dell’uomo, è un’attività del proprio cervello e appartiene alla propria corporeità.
Il pensiero può prodursi solo nella specie umana che interagisce con la natura, così come la conosciamo (scienze fisico-matematiche, biologia, geologia, ecc.), con una natura socializzata, prodotto, opera dell’agire collettivo umano che scrive la propria storia a partire dalla produzione dei propri strumenti di lavoro, e con essi, il proprio pensiero, la dialettica, il linguaggio, l’elaborazione di modelli teorici del reale.
La verità, dei propri strumenti conoscitivi, quindi del pensiero, al pari dei soddisfacimenti dei propri bisogni, è nell’attività materiale, nell’azione, nell’agire conformemente in vista di uno scopo (inizialmente produzione e riproduzione della propria vita materiale, in seguito anche spirituale).
Il filo di Arianna, quell’elemento che può porsi come un’invariante dell’intera storia umana (passata, presente e futura), è la peculiarità dell’uomo a svolgere lavoro: inteso come capacità generale di espletare azioni, attività, conformi ad uno scopo!
Il lavoro si presenta come unico strumento interattivo dell’uomo con la natura; strumento, capace di plasmarla, di modificarla, di renderla più consona ai bisogni umani. Una natura socializzata che nel suo realizzarsi, nel suo divenire, trasforma, plasma lo stesso uomo!
La storia dell’Umanità può scriversi come storia del lavoro, quindi come storia dell’attività sensibile oggettiva, ossia come azione pratica, come agire collettivo dell’intera specie!
Le vestigie mistico-mitologiche dell’agire umano e del suo sapere sono disseminate, si annidano, lungo il corpus teorico delle molteplici discipline specialistiche, quanto più queste si presentano ammantate di scientificità.
Lo sviluppo delle ricerche scientifiche conduce sempre più rapidamente a conquiste conoscitive che solo fino a qualche decennio fa erano impensabili.
La proliferazione tecnologica di manufatti e dispositivi elettronici è espressione parziale di tali conoscenze, misura della loro verità.
Tuttavia, malgrado le magnificenze di beni materiali e spirituali, e malgrado le vette conoscitive raggiunte, la maggioranza della popolazione umana ha fame!
Immaginiamo che la popolazione mondiale ammonti a 100 abitanti soltanto, e che in proporzione siano mantenute le sue caratteristiche.
In questo mondo in miniatura, realmente in scala, 53 persone faticano a sopravvivere con 1euro e mezzo al giorno o meno.
All’opposto, 20 persone hanno in mano le ricchezze di tutto il pianeta!
Purtroppo, bisogna riconoscere che con un tetto sulla testa, un letto per dormire, il frigo pieno e dei vestiti nell’armadio, si è più fortunati del 75% della popolazione mondiale!
La fame è fame, ma la fame che si soddisfa con carne cotta, mangiata con coltello e forchetta, è una fame diversa da quella che divora carne cruda, aiutandosi con mani, unghie e denti! (Marx).
Lo Spirito dei Tempi, il buon senso comune, è intriso di misticismo, di relativismo culturale (che conduce per sua essenza al solipsismo), di pensiero debole (non ci sono più fatti; esistono solo interpretazioni).
Filosofie di pensiero, weltanschauung che inevitabilmente conducono a farse politiche, ovvero quelle del “politicamente corretto”, del qualunquismo, del buonismo, del pietismo, del leghismo, e degli innumerevoli –ismi.
I granitici, marmorei fatti, del mondo in miniatura, imperano e sovrastano la “povertosa” umanità!
E’ a questi fatti che, il pensiero teoretico deve rivolgere la propria analisi e la propria critica, al fine di pungolare soluzioni migliorative della condizione umana.
Umani sempre più in solitudine, inquieti e smarriti di fronte ai mali del mondo, proprio nell’eldorado del villaggio globale dove reti telematiche consentono di veicolare istantaneamente amicizie, conoscenze scientifiche, informazioni d’ogni genere!
Descrivere il mondo a tinte fosche e grigie, non esime dall’apprezzarne l’ovvia bellezza che pur palesa.
La storia del sapere umano, sin qui scritta, mostra semplicemente che l’analisi, l’osservazione dei fenomeni sociali e naturali, lungo il crinale di una epistemologia di confine, in cui forme e strutture sorgono e si dissolvono (es. metodologici: analisi per paradossi, focalizzazione delle problematiche ai confini estremi delle regioni d’appartenenza e nella loro intersezione, contiguità, nei loro punti critici) è gravida di risposte, ne facilita, ne pungola, le soluzioni!
Consapevoli:
1) che il noto è spesso ignorato, poco conosciuto, quanto spesso volutamente ignorato;
2) e, sotto l’egida del Rasoio d’Occam (non postulare entità teoriche maggiori di quante necessitano per una spiegazione – inutilità di formulare più ipotesi di quelle che sono necessarie per spiegare un fenomeno quando quelle iniziali sono sufficienti), ribadiremo delle banalità, ovvietà, del pensare il pensare!
La ragione di tale necessità risiede nel voler chiarire a noi stessi, come il pensiero umano abbia origine, nasca, si sviluppi; e come tale processo sia responsabile dell’agire umano, delle sue corrette o errate soluzioni ai problemi della specie umana.
La complessità caleidoscopica del mondo che abitiamo (con le sue tendenze favorevoli o d’ostacolo allo sviluppo umano) può essere intesa con il solo ausilio di logiche plurali.
E’ nostra convinzione che coniugare logica formale, logica dialettica, gnoseologia (per noi tre vocaboli per indicare la stessa questione) in uno “spazio-tempo categorico in moto”, possa svelare la ricchezza, la varietà, la mutevolezza, il fluire, il movimento, le invarianti, delle leggi e delle loro tendenze, quindi dei possibili divenuti, tanto dei fenomeni naturali quanto dei fenomeni sociali e del nostro stesso processo di conoscenza, ovvero di come noi umani comprendiamo il mondo e noi stessi; di come lo rappresentiamo e ne parliamo.
Pervenire così, ad una maggiore perspicuità nell’apparente dicotomia, di Ordine e Caos, con cui la complessità, la totalità, il concreto (l’unità del molteplice) si presenta, si manifesta, vive!
La fisica del caos ha mostrato che la diversità di scala, l’ordine di grandezza, a cui osserviamo i fenomeni può svelarci, qualità degli stessi emergenti solo a determinate scale.
Cosicché fenomeni lineari possono manifestare, su scala diversa, comportamenti non lineari, caotici; viceversa fenomeni non lineari, caotici, presentano un loro ordine, un caos deterministico.
Ordine e disordine sembrano coesistere in un groviglio di possibilità potenziali.
Come menadito del nostro peregrinare, intorno alle condizioni metodologiche di una gnoseologia illuminata dalla triade categorica (Concreto-Astratto-Concreto), anticiperemo con aforismi delle conclusioni, in aperta polemica con visioni del mondo deterministe, empiriste, fisicaliste, riduzioniste, panteistiche, robinsoncrusiane, antirealiste, neokantiane, neokeynesiane, orientaleggianti, weberiane, da “scuola di Francoforte”.
In generale, con visioni, intuizioni, Weltanschauung falsamente olistiche, che violano i principi di coerenza e non contraddittorietà interpretativa del tutto, così come ad oggi raccontato dalla multidisciplinarità delle diverse branche del sapere specialistico.
Aforismi:
1) Il tutto, l’intero, è maggiore delle sue parti!
2) La contraddizione è motore, essenza dello sviluppo!
3) Per conoscere le caratteristiche dell’insieme dei cinesi, non necessita conoscerli individualmente; è necessario e sufficiente, conoscerne il loro comportamento statistico medio!
La separazione delle culture umanistiche da quelle scientifiche ha portato a situazioni paradossali: per esempio, nessuno si fa problemi a dire che “di numeri non si capisce nulla”, mentre ci si sente profondamente ignoranti senza conoscere Shakespeare.
Il logico Douglas Hofstadter definisce “innumeracy”, il generale analfabetismo numerico (difficoltà di dominare calcoli e probabilità) indotto probabilmente, dalla separazione tra le due culture.
Si è ignoranti in entrambi i casi! E dall’ignoranza nascono sempre ingiustizie, guai e inganni!!!
La teoria probabilistica e la statistica, e più in generale il metodo ipotetico-deduttivo, sono strumenti essenziali per comprendere il mondo, sviluppare il nostro senso critico e coltivare un sano scetticismo!
Continueremo parlare di dialettica nel tentativo di chiarire a noi stessi quanto leggiamo, quanto confidando nell’aiuto attivo e critico dei lettori.