Don Luigi Sturzo
Don Luigi Sturzo nasce a Caltagirone il 26 novembre 1871 e nel 1894 viene ordinato sacerdote della Chiesa Cattolica.
Successivamente si trasferì a Roma, dove nel 1898 si laureò in filosofia alla Pontificia Università Gregoriana.
Ritornato a Caltagirone, il suo impegno religioso e sociale comincia a delinearsi parallelamente al suo insegnamento filosofico.
Fondò un comitato diocesano, aprì comitati di operai e di contadini, creò una banca rurale per combattere l’usura e fondò un giornale, “La Croce di Costantino” (oggi online da Caltagirone), per diffondere le idee della Rerum Novarum.
Il 18 gennaio 1919 portò avanti quello che sembrava essere, nella politica italiana, un progetto ancora più significativo dell’Unità d’Italia.
Con “Appello a uomini forti e liberi”, Sturzo lanciò il Partito Popolare.
L’esperienza del popolarismo di Don Luigi Sturzo fu un tentativo di concepire un ordine sociale coerente guidato dagli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa.
Un ordine politico ed economico ispirato da un personalismo cristiano che cercasse risposte ai problemi concreti dell’essere umano.
Il tratto caratteristico dell’appello di Sturzo era la convinzione che – rispetto ai processi dirigistici, centralizzati e monopolistici dello Stato – fosse di gran lunga da preferire un sistema competitivo che tenesse conto delle contingenze e dei limiti che caratterizzano la costituzione fisica e morale della persona.
Immaginava un nuovo ordine, al centro del quale, in sintonia con i principi di sussidiarietà e solidarietà, si collocava il lavoro spontaneo e creativo della società civile, un ordine in grado di ampliare il raggio di scelta di individui e associazioni.
Nell’aprile 1923, durante il Congresso Nazionale di Torino del Partito Popolare, Sturzo denunciò Mussolini e il fascismo.
Mussolini da quel momento identificò Don Luigi Sturzo come il “principale nemico del fascismo”.
Mussolini continuerà a parlare con il cardinale Gasparri per costringere don Sturzo prima a dimettersi dal partito e poi ad abbandonare l’Italia.
L’esilio di Sturzo durò 22 anni.
Visse a Londra fino al settembre 1940 e poi negli Stati Uniti fino al 5 settembre 1946, dopodiché tornò in Italia.
I suoi lavori più importanti sulla teoria politica e sociologica vennero alla luce durante il periodo del suo esilio.
Mentre si trovava a Londra, appoggiò vari gruppi politici italiani fuggiti e nel 1936 fondò il “People and Freedom Group”.
Reinsediato in Italia, Sturzo intraprese la sua ultima battaglia, quella per una costituzione più ispirata alla libertà, al tempo stesso laica ma rispettosa dell’ispirazione cristiana nelle sue componenti fondamentali.
Egli difese e promosse un’articolazione delle questioni socio-economiche che riconoscesse il primato della persona e il ruolo fondamentale delle società civili: la famiglia e gli organismi di libera associazione, compresi i partiti, i sindacati e la Chiesa.
Si impegnò, inoltre, nella promozione della libertà di istruzione e di scelta educativa e nella difesa della proprietà privata, del risparmio, della libera impresa e della partecipazione del lavoratore al capitale aziendale.
Queste attività lo portò a produrre scritti di grande impatto teorico e politico.
In ambito economico, la critica di Sturzo si concentrò sull’indebita invadenza dello Stato e della burocrazia in un’iniziativa privata.
Qui troviamo la sua preoccupazione per il primo nemico della democrazia: lo “statismo”, che secondo lui andava contro la libertà.
In ambito politico, Sturzo lamentava la consolidata pratica della “partigianeria”, che per lui era contraria al principio di uguaglianza.
Introdusse anche il neologismo “partitocrazia”, termine col quale Sturzo intendeva l’irresponsabile ingerenza dei partiti politici e dei sindacati nelle funzioni di un legislatore.
Quanto detto fino ad ora in ambito economico e politico, poteva essere esteso anche all’etica e al giusto uso del denaro pubblico.
In questo contesto, per particolarità e statalismo, Sturzo odiava lo “spreco di denaro pubblico”, perché impediva il perseguimento della giustizia.
La particolarità e lo statalismo, attraverso l’abuso del denaro pubblico, spogliano il corpo politico di ogni senso di responsabilità e svuotano l’azione umana di ogni significato etico.
Fu molto influente su Alcide De Gasperi e la sua politica.
Nel dicembre 1952 Sturzo venne nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Morì l’8 agosto 1959 a Roma.
Lasciò un’eredità ricca tanto per il suo sviluppo della teoria politica quanto per la sua visione dell’azione politica intesa come una forma alta di carità cristiana: “La politica è un dovere civico, un atto di amore del prossimo”.