Eufemismo
L’eufemismo (dal greco Euphemèo – “Suonare bene”), è quella figura retorica che viene utilizzata per addolcire la forza espressiva di ciò che si intende dire, perché magari troppo ordinario, o troppo insolente, troppo forte o troppo crudo.
In pratica, bisogna utilizzarla quando si vuole indorare la pillola all’interlocutore.
La sua figura retorica opposta è il disfemismo, ovvero quando si utilizza in senso benevolo o amorevole, un termine sgradevole o al posto di uno gradevole o positivo (ad esempio: quando di chiama “vecchio” il proprio padre).
Abbiamo capito adesso cosa vuol dire il termine eufemismo, però forse non sappiamo come e quando utilizzarlo.
Alcune volte capita di comprendere il senso di una parola ma non riuscire ad usarla nel modo o nel tempo giusto.
In altri casi, si vuole esprimere un concetto senza però essere in grado di utilizzarlo nel modo corretto.
Ma vediamo nella pratica come usare questa famosa figura retorica al meglio.
Esempi
- Passare a miglior vita (invece di dire “morire”)
- Se ne è andato (sempre per dire che “è morto”)
- Cribbio (un espediente per non essere blasfemi dicendo “Cristo”)
- La tua preparazione lascia a desiderare (per non dire che “è scarsa” – anche se è al confine con l’altra figura retorica della litote)
- Indumento intimo (invece di chiamarla “mutanda”)
- Conflitto (al posto di dire la parola più forte “guerra”)
- Diamine (una esclamazione che fa sì che non si nomini direttamente il “diavolo”)
- Questo vino è bevibile (un modo elegante per dire che non è di buona qualità)
- C’è stato uno scontro a fuoco (per dire una “sparatoria”)
- Casa circondariale (invece di usare la parola unica e sicuramente più secca “carcere”)
- Operatore ecologico (invece di “spazzino”)
- Stai benissimo, sei solo un po’ robusto (un modo carino per non dire che sei “grasso”)
- Il pisellino (un modo spesso utilizzato per indicare l’organo genitale di un bambino)
- La patatina (stesso metodo di utilizzo eufemistico di far riferimento all’organo genitale femminile)
- Durante la cattura del latitante si è verificato un danno collaterale (un modo morbido per dire che ci sono state vittime civili)