Fenici
I fenici erano gli occupanti della Fenicia, una regione chiusa ad oriente dalle alte montagne del Libano.
Anche se questa striscia di terra è rigogliosa e verde di ulivi, aranci, cedri, fichi, palme e pini giganteschi, è dal mare che si trae buona parte della vita.
I fenici erano un popolo industrioso, tingevano gli abiti con la porpora (una sostanza colorante che ricavano da un mollusco) ed a loro è attribuita la scoperta del vetro, attraverso l’utilizzo della sabbia e del fuoco.
Essi sapevano navigare di notte, orientandosi con la stella polare. Sapevano sfruttare le maree, ed a loro si deve l’invenzione dell’alfabeto: 22 segni che corrispondono ciascuno ad un suono; combinando insieme i segni, si formano le parole. Scrivevano da destra verso sinistra.
Con le loro mercanzie andavano in giro a vendere per il Mediterraneo, dimostrando grande attitudine all’industria e al commercio.
Fondarono molte città come Biblo (centro del commercio del papiro), Tiro, Sidone, Tripoli. Quasi tutte erano marinare.
Stabilirono colonie un po’ ovunque e arrivarono perfino a passare lo stretto di Gibilterra. Si dice che avessero circumnavigato l’Africa.
In Italia fondarono Palermo, Trapani e Cagliari, ma la base più famosa di tutte fu Cartagine (in Africa), che secondo la leggenda fu fondata da Didone, sorella di Pigmalione (re di Tiro).
La leggenda racconta che Didone, costretta a fuggire perché scacciata dal fratello, riparò presso un signore, Jarba. Questo, impietosito per le condizioni della gente che seguiva Didone, le consentì uno spazio grande quanto potesse contenerne una pelle di bue.
L’astuta Didone, interpretando a suo favore la promessa, ordinò ai suoi di tagliare la pelle a strisce sottilissime, che distese in modo da tracciare le mura della nuova città, appunto Caragine.
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