Lucrezio
Di Tito Lucrezio Caro non sappiamo quasi nulla. la testimonianza più importante che abbiamo è quella di San Girolamo, che racconta che morì suicida con un filtro d’amore.
Però, le notizie relative al suicidio e all’amore stesso sono controverse, perché molto probabilmente San Girolamo le aveva dedotte da una leggenda cristiana per denigrare il poeta.
Infatti, Lucrezio parlava di mortalità dell’anima e dell’inesistenza di una vita dopo la morte.
Invece, per quanto riguarda l’amore, nel suo poema attacca l’amore in tutte le sue forme.
Alcuni studiosi hanno trovato in Lucrezio le tracce di una malattia mentale, però questo tipo d’indagine ha un pregiudizio di fondo nel dimostrare un caso clinico.
Anche perché in quasi tutte le opere di poeti si possono trovare indizi di squilibrio mentale.
Il poema di Lucrezio, invece, il De rerum natura, sembra frutto di una mente lucida e brillante.
I contemporanei non parlano mai di Lucrezio (tranne Cicerone nel Brutus), anche perché la sua filosofia lo portava ad essere appartato e discreto, senza intervenire nella vita pubblica.
L’unico particolare che lo colloca tra gli ambienti aristocratici è la dedica del suo poema a Memmio, un membro del partito degli ottimati.
La diffusione dell’epicureismo
Lucrezio è autore della prima opera filosofica scritta in latino, il De rerum natura, che ha per oggetto l’esposizione della filosofia epicurea.
Per comprendere il significato di questo poema, però, bisogna comprendere come questa corrente filosofica si sia diffusa a Roma.
Un primo tentativo vede come protagonisti due intellettuali: Alceo e Filisco. Questi furono, però, accusati di corrompere i giovani e per questo furo espulsi dalla città eterna.
Questa filosofia trovò terreno fertile tra i ceti più bassi.
Cicerone già affermava che a Roma, nella prima metà del primo secolo, circolavano degli scritti epicurei, anche se di scarsa profondità e soltanto con finalità divulgativa.
Mentre il grande oratore scriveva questo, però, già questa filosofia aveva preso piede negli ambienti aristocratici e questo lo dimostrano molte scuole fondate soprattutto in Campania.
Quindi, l’epicureismo a Roma aveva due volti: quello plebeo delle volgarizzazioni e quello elitario delle scuole.
In questo contesto, il poema di Lucrezio può essere interpretato come il tentativo di diffondere il pensiero di Epicuro, fornendone una visione non banalizzata e degna della cultura latina.
Un altro aspetto utile a comprendere il De reruma natura è la centralità che occupa la polemica contro la religio (intesa non come religione, ma come superstizione).
Infatti, la religione romana era prettamente rituale e non forniva una via di salvezza o un premio a fine vita.
Lucrezio, appunto, contro la religione ufficiale, non accettava ogni tipo di teologia che rendesse schiave le menti.
L’anima muore col corpo, perché essa è materiale!
Pertanto, la morte è semplicemente la fine dell’individuo, poiché i suoi atomi si dissolvono e tutto ha fine.
Conclusione
Il De rerum natura è diviso in 6 libri, scritto sotto forma di poema didascalico in esametri in cui l’autore espone i principi fondamentali della filosofia epicurea.
Pertanto, leggendo questi passi, si può comprendere appieno il pensiero dell’autore e le proprie influenze.
Resta un poema ancora attuale, che ci regala uno spaccato di quel periodo romano molto fervente dal punto di vista intellettuale.