Machiavelli e il suo pensiero politico

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Niccolò Machiavelli è stato uno dei maggiori letterati, storici e uomini politici dell’Italia rinascimentale.

Machiavelli era nato il 3 maggio 1469 a Firenze e morì, sempre a Firenze, il 22 giugno del 1527.

Fu segretario della Repubblica di Firenze nel 1498, dopo il tragico e buio periodo del Savonarola. Inviato in Francia (1500, 1504, 1510, 1511), a Roma (1503) durante il conclave che elesse Giulio II e poi di nuovo nel 1506, presso l’imperatore Massimiliano nel 1507. Abbandonò la vita politica nel 1512, dopo il ritorno dei Medici, e si rifugiò in una sua villa a S. Casciano in Valdipesa ove visse attendendo agli studi e alle lettere, addolorato di dover rinunciare all’azione e trasferendo nella meditazione sui fatti storici e politici quell’ardore che sognava di porre nella vita pratica. Si accostò ai Medici nel 1520 ma ottenne soltanto l’incarico (da parte dello Studio fiorentino) di scrivere la storia della città di Firenze; nel 1527, caduti nuovamente i Medici e restaurata la Repubblica, Machiavelli fu di nuovo allontanato perché ritenuto amico degli spodestati principi.

Autore di relazioni politiche vivacissime (tra le tante Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nell’ammazzare Vitellozzo Vitelli, 1503 e i Ritratti delle cose di Francia, 1510) e di pagine storiche che rispecchiano il nuovo spirito rinascimentale (i sette libri delle Istorie fiorentine, 1520-1525) che al vecchio tipo di storia cronachistica medievale sostituisce una nuova concezione storica, tutta ispirata alla fattiva opera dell’uomo che domina i fatti.

Più che in questa produzione storico-diplomatica, Machiavelli si mostra interamente nella sua grandezza, in quelle opere che tradizionalmente sono definite politiche (Il principe, 1513; Discorsi sulla prima deca di Tito Livio, 1513-1521; Dialoghi dell’arte della guerra, 1519-1520).

Machiavelli, il principe e il pensiero politico

Soprattutto ne Il principe, si realizza il nuovo concetto rinascimentale della politica, come attività dell’uomo creatore della storia e dei fatti, attività che va considerata come autonoma dalla morale e che si fonda sulla “realtà effettuale”, ripudiando tutto ciò che è sogno ed utopia. Così, l’uomo “virtuoso” (Machiavelli elabora il nuovo concetto di virtù rinascimentale, contrapposto al vecchio concetto medievale) crea lo stato con la sua forza, con la sua capacità, col suo ingegno. In questo modo l’individualismo rinascimentale conquistava anche la politica. L’uomo capace di creare stati, capace di fare la storia è la più alta creazione della nuova civiltà.

La vivacissima figura di Machiavelli si arricchisce ancor più quando si considera che egli era anche letterato finissimo (novella Belfagor arcidiavolo; commedie Clizia e Mandragola). Ma, nella prosa vigorosa, arditamente tagliata, è il vero volto del letterato.

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