Malcolm X e i diritti degli afroamericani

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Malcolm

Malcolm X nacque il 19 maggio 1925, quarto di otto figli.

La famiglia viveva a Omaha in Nebraska, dove il padre Earl Little, un ministro battista, era un membro di spicco della sezione locale della Universal Negro Improvement Association e un ardente sostenitore di Marcus Garvey.

La sua famiglia, a causa del Ku Klux Klan, si trasferì alla città di East Lansing, nello stato del Michigan (1929).

Ma, purtroppo, le molestie peggiorarono.

Poco dopo che si spostano nella loro nuova casa, questa fu data alle fiamme.

Malcolm ricordò in seguito, con amarezza, come i vigili del fuoco arrivati sulla scena, vedendo che si trattava di una famiglia nera, si fossero rifiutati di prestare soccorso.

Nel 1931, suo padre morì in circostanze misteriose, investito da un tram.

Anche se non è mai stato dimostrato, resta il sospetto che fosse stato ucciso dai membri del Ku Klux Klan.

La polizia registrò la morte come suicidio, annullando in tal modo l’assicurazione sulla vita di Earl Little.

La madre, rimasta vedova, faticava a sbarcare il lunario per la sua grande famiglia.

Iniziò a dare segni di squlibrio e nel 1937, sei anni dopo la morte del marito, fu messa in un manicomio.

I bambini furono dati a vari genitori adottivi.

Malcolm fu ben educato ed andò a scuola.

Un giorno un insegnante gli chiese cosa voleva diventare da grande.

Malcolm rispose: un avvocato. L’insegnante lo derise, gli disse di essere realistico, raccomandandolo, invece, di diventare quantomeno un falegname.

Deluso, abbandonò la scuola all’età di 15 ed andò a Boston per vivere con la sua sorellastra, Ella.

Detroit Red

Da Boston, Malcolm si spostò nel quartiere Harlem di New York City, dove aveva ottenuto un lavoro come lustrascarpe.

Chiamato “Detroit Red” per un accenno di rossastro tra i capelli, andava alla deriva in una vita di piccoli crimini, tra rapine e vendita di droga.

Nel 1946, a seguito di una rapina fallita, Malcolm fu condannato a dieci anni di reclusione.

In carcere trascorse gran parte del suo tempo a leggere nella biblioteca, ottenendo l’educazione che sentiva mancargli.

Si convertì all’Islam e divenne un membro della Nation of Islam (musulmani neri).

Fondata da Elijah Muhammad, il Messaggero autoproclamato di Allah, i Musulmani neri respingevano il cristianesimo (definita la religione dell’uomo bianco) e predicavano la separazione delle razze.

Malcolm X

Dopo sei anni, Malcolm uscì di prigione nel 1952.

Si trasferì a Chicago e fondò (o rilevò – ci sono opinioni divergenti su questo punto) il giornale della Nazione, Muhammad Speaks, che sposò la causa razziale circa la naturale superiorità dei neri.

Malcolm sosteneva il separatismo nero e l’uso della violenza, se necessario, per realizzarla.

I neri d’America, diceva, erano nel bel mezzo di una rivoluzione e non esisteva nessuna rivoluzione non violenta.

Una trasmissione sulla televisione nazionale lo portò alla fama immediata ed alla notorietà.

La sua predicazione attirò nuovi convertiti e il suo stile carismatico richiamò gran parte della gioventù nera americana.

Malcolm X e Martin Luther King

Descrivendo se stesso come il “più arrabbiato uomo nero in America”, Malcolm respinse l’approccio non conflittuale di Martin Luther King e derise la marcia su Washington dell’agosto del 1963.

L’integrazione attraverso la non violenza, come lui credeva, avrebbe prolungato la sofferenza e non sarebbe stato utile a far progredire il posto dell’afroamericano nella società.

Invece, Malcolm predicava l’indipendenza, il potere nero e la coscienza nera.

El-Hajj Malik El-Shabazz

Elijah Muhammad, impressionato dalla capacità indubbie di Malcolm, lo nominò suo comando in seconda.

Per il giovane, lui era come un mentore e guida spirituale, e forse anche un figura paterna.

Ma la vita privata di Muhammad non riuscì ad eguagliare il suo personaggio pubblico di uomo irreprensibile.

Malcolm si sentì tradito quando seppe che il suo mentore aveva generato sei figli con donne diverse.

Il loro rapporto si deteriorò ulteriormente quando, a seguito dell’assassinio del presidente Kennedy nel 1963, Malcolm dichiarò che si trattava di “polli che vengono alla forca”.

Per questo gli fu ordinato di osservare un periodo di 90 giorni di silenzio.

Rifiutandosi di rispettarlo, nel marzo 1964, lasciò la Nation of Islam e fondò un proprio gruppo islamico, il Muslim Mosque Inc.

Nel 1965 formò il gruppo laico the Organization of Afro-American Unity.

Malcolm intraprese un tour dell’Africa e del Medio Oriente, fece un pellegrinaggio alla Mecca, e, dopo aver cambiato il suo nome in El-Hajj Malik El-Shabazz, si convertì al ramo sunnita dell’Islam.

Tornò negli Stati Uniti come un uomo più moderato: “Riconosco che la rabbia può accecare un uomo”, disse in seguito.

Assassinio di Malcolm X

Dopo aver lasciato la Nation of Islam, Malcolm X ricevette numerose minacce di morte.

Nel 1964, Elijah Muhammad disse che “gli ipocriti come Malcolm avrebbero dovuto avere le teste tagliate”.

Infatti, un’edizione di Muhammad Speaks dello stesso anno mostrava un fumetto della testa decapitata di Malcolm X.

Il 14 febbraio del 1965, fu incendiata la sua casa di famiglia a New York.

Egli credeva fermamente che i responsabili erano membri della Nation of Islam.

Una settimana dopo, il 21 febbraio, mentre stava per partecipare ad una conferenza presso il Ballroom di Harlem, Malcolm fu quindici volte e ucciso.

Tre dei seguaci di Elijah Muhammad furono poi giudicati colpevoli dell’omicidio.

Elijah Muhammad, alla notizia della assassinio, disse: “Malcolm X ottenuto proprio quello che predicava… Sapevamo già che i suoi ignoranti e stupidi insegnamenti lo avrebbero portato alla sua fine”.

 

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