Monodia: dal greco antico “unico canto”
La Monodia indicava, presso gli antichi Greci, i passi intonati, nel teatro, dai solisti, in contrapposto a quelli intonati dalle masse corali. Il significato s’è di là esteso fino a comprendere ogni canto non polifonico, corrispondente cioè a ogni canto a una voce reale, anche se poi in pratica esso sia eseguito da più voci “fisiche”. Si contrappone, dunque, alla polifonia, specie contrappuntistica. La Monodia regna incontrastata in tutto l’evo antico e nel primo millennio cristiano; brilla ancora nell’arte trovadorica, per limitarsi poi – durante l’egemonia della polifonia (sec. 13° -16°) – nei sentieri della lauda e del canto popolare; riemerge al principio del sec. 17° nella Monodia “accompagnata” (armonicamente, non contrappuntisticamente) dell’Opera, del concerto sacro, dell’Oratorio, della lirica da camera, dell’assolo strumentale sul Basso continuo presso i maestri italiani, estendendosi rapidamente ovunque e ascendendo a nuovi trionfi; giunge ai nostri giorni in regime misto, alternandosi stilemi monodici e polifonici, tanto nell’orientamento stilistico dell’ambiente quanto nella composizione del singolo pezzo di musica.
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