Nota
La nota, in musica, è il segno di varia forma (rettangolo, quadrato, losanga, circolo, ellisse, ecc.) che ascritto a un rigo con chiave indica l’altezza d ‘un singolo suono. Quel che in esso segno o in suoi accessori indica, del dato suono, la durata, rientra più propriamente nel concetto di figura.
Per estensione dicesi nota anche il suono stesso che essa indica, e – di ritorno – i nomi dei vari suoni valgono come nomi delle relative note.
Questi nomi sono desunti generalmente: o dalle lettere alfabetiche che in antico servivano come segni d’intonazione musicale, o dalle sillabe di solmisazione adottate agli inizi del 11° secolo da Guido d’Arezzo. Tra la serie letterale (usata dalle nazioni germaniche e anglosassoni) e la guidoniana modernizzata si ha l’equivalenza: A = La, B = Si (in Germania = al Si bemolle, il Si naturale dicendosi H, C = Do, D = Re, E = Mi, F = Fa, G = Sol.
Per le alterazioni, ai nomi letterali si aggiungono: suffissi is o es in equivalenza con le qualificazioni diesis o bemolle: per es. cis = Do diesis, Es = Mi bemolle. ecc.
Notazione
La notazione musicale è la rappresentazione grafica del discorso musicale, ai fini della conservazione e della pratica esecuzione. Come tale, essa segue gli sviluppi dell’arte musicale. Nella musica antica e medioevale, unicamente monodica (v. Monodia) e ritmata dalla parola, si limita – al massimo – a indicare la sola altezza dei suoni, mediante lettere alfabetiche (Grecia-Roma) o segni convenzionali (segni ecfonetici bizantini, neumi latino-germanici).