Pellicola
La pellicola è un supporto flessibile e perfettamente trasparente che per primo G. Eastman usò per lo strato sensibile (gelatina-bromuro d’argento) del materiale fotografico negativo (1880). Da allora si è andata
imponendo sempre più largamente in sostituzione delle lastre di vetro, ed ha reso, tra l’altro, possibile il cinematografo, introducendosi in tutti i campi, anche scientifici e tecnici (radiografia, fotoincisione, ecc.) per i suoi pregi di leggerezza ed infrangibilità.
Inizialmente il materiale adoperato per le pellicole era la celluloide, che è facilmente infiammabile (175 °C) e deflagra con violenza dando prodotti tossici. Le pellicole alla acetilcellulosa sono pure combustibili ma in minor grado della celluloide, per cui sono dette anche pellicole di sicurezza. Si producono anche pellicole di cellophane (alcalicellulosa) che però hanno una resistenza meccanica notevolmente inferiore a quelle di celluloide.
La pellicola cinematografica normale ha una larghezza di 35 mm; scartamento tra i centri delle file di fori 28,15 mm; passo della perforazione 4,75 mm; ci sono poi pellicole di dimensioni ridotte (mm 16
o 9,5 o 8).
Naturalmente, il digitale ha quasi soppiantato del tutto la pellicola, sia nel cinema che nella fotografia, ma ci sono ancora nostalgici che la gradiscono per il maggiore calore delle immagini e la poesia che ne viene prodotta.