Perugino
I suoi contemporanei consideravano il Perugino come uno dei maggiori pittori fiorentini di fine Quattrocento e come il “miglior maestro d’Italia” di inizio Cinquecento.
Purtroppo, immediatamente dopo, la sua fama subì un declino da cui si è solo parzialmente ripresa.
Il motivo di questa critica, allora come oggi, è la qualità stereotipata del suo lavoro, in particolare la sua tendenza a ripetere più e più volte tipi di figure o anche intere composizioni.
Fu anche capo di una grandissima bottega che, operando per un certo periodo sia a Firenze che a Perugia, realizzò innumerevoli quadri devozionali e affreschi nel suo stile caratteristico.
Il Perugino ebbe numerosi allievi, ma quello più famoso fu, ovviamente, l’urbinate Raffaello Sanzio.
Nato a Città della Pieve intorno al 1450, Pietro Vannucci ricevette la sua prima formazione nella nativa Umbria.
Secondo Vasari, il suo maestro fu il pittore-scultore fiorentino Verrocchio, e diversi quadri di questo artista sono stati perciò assegnati ai primi anni del Perugino.
La sua prima opera documentata consiste in un frammento di affresco del 1478 a Cerqueto.
La carriera del Perugino fu avviata dagli affreschi parietali che completò, insieme a Botticelli, Ghirlandaio e altri pittori, nella Cappella Sistina in Vaticano, intorno al 1482.
Continuò a lavorare a Roma, così come a Venezia e altrove, per tutta la sua carriera artistica.
Sebbene avesse accettato una commissione di Isabella d’Este, il Perugino non era solito (a differenza dei maggiori pittori del suo tempo) stabilire un legame stretto con una corte principesca.
Per il Perugino iniziò, poi, un periodo di riflessione e meditazione che lo portò ad allontanarsi dal mondo artistico.
Infatti, dal momento che il suo lavoro non soddisfaceva più il gusto progressista di Firenze, si ritirò nella campagna umbra, dove produsse deboli repliche delle opere che gli avevano dato fama.
Questo grande maestro contrastato morì nel 1523.