Pianto dei bambini
Il pianto dei bambini (quando è in maniera evidente un capriccio) è una fonte perenne di stress per i genitori, e per questo è diventato un argomento di studio scientifico serio.
Dopo aver cucito un microfono altamente sensibile nei vestiti di bambini piccoli, alcuni ricercatori dell’Università del Connecticut e del Minnesota hanno registrato oltre 100 pianti e analizzato le loro qualità fonetiche.
I risultati sono stati sorprendenti: si sono registrate differenze categoriali e di intensità nelle espressioni vocali di rabbia e tristezza dei capricci infantili.
Ma cosa hanno scoperto i ricercatori?
Innanzitutto, analizzando i vari elementi di un capriccio, hanno scoperto che certe caratteristiche tendevano a raggrupparsi insieme.
Ad esempio, urlare, borbottare e calciare sono un trio comune, come lanciare, spingere, tirare o piangere, piagnucolare e cadere sul pavimento.
Hanno anche scoperto che la vecchia teoria che i bambini iniziano ad arrabbiarsi e poi diventare tristi non è accurata, perché entrambe le emozioni si verificano contemporaneamente.
Analizzando il contenuto verbale, i ricercatori sono giunti anche alla conclusione che i capricci raramente hanno un senso.
In una registrazione audio, un bambino di tre anni urla perché vuole sedersi a capotavola, ma il tavolo è rotondo, il che rende impossibile soddisfare la sua richiesta.
Questa ricerca sul pianto dei bambini a cosa a portato?
Si è scoperto che cercare di ragionare con il bambino, porre domande o offrire conforto non farà altro che esasperare i capricci.
Quale è il modo migliore, quindi, per far smettere di piangere un bambino?
Si potrebbe anche dare ordini diretti brevi (come “Vai nella tua stanza”), che sono facili da capire per il bambino nel suo stato elevato di agitazione.
Ma il miglior modo di agire è, in realtà, non dire nulla!
Bisogna far sbollentare il momento e non dare punti di appoggio al capriccio.
In questo modo non si aggiunge benzina sul fuoco, ed entro pochi minuti il pianto smetterà di esistere.