San Antonio da Padova

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San Antonio da Padova: brevi cenni sulla vita 

San Antonio nacque nell’anno 1195, a Lisbona, capitale del Portogallo, nel giorno sacro dell’Assunzione di Maria, da nobili e ricchi genitori, cui nel sacro fonte gli diedero il nome di Ferdinando. La virtù in lui prevenne la ragione, poiché le prime parole che cominciò a balbettare furono i nomi di Gesù e Maria, ed, a soli cinque anni, fece voto della sua verginità alla Madonna.

I genitori, di buon ora, lo ascrissero alla scuola della Cattedrale di Lisbona, dove rimase per cinque anni edificando sia i compagni, sia i maestri per innocenza di costumi, assiduità allo studio ed elevatezza d’ingegno. A quindici anni entrò nell’Istituto dei Canonici regolari di S. Agostino nel Monastero di S. Vincenzo presso Lisbona.

E di qui, dopo breve permanenza, passò in quello di S. Croce in Coimbra. Qui vi rimase otto anni facendosi modello per tutti di ogni cristiana virtù e celebratissimo per la sua dottrina. Dio, da allora, volle illustrarlo con miracoli, al fine di farlo divenire un giorno il Taumaturgo per eccellenza.

Frattanto i figli di San Francesco erano già penetrati nel Portogallo e cinque di essi erano stati martirizzati per la fede nel Marocco.

Il giovane Fernando, entusiasmato dall’ideale francescano e ardente della sete del martirio, domandò ed ottenne di vestire l’umile saio del Poverello nel convento di S. Antonio d’Olivarez, prendendo il nome del grande Abate.

Appena emessi i voti, eccolo veleggiare per l’Africa a portare la luce del Vangelo ed a spargere il sangue per la fede di Cristo. Ma, durante il viaggio, colto da ostinata infermità, fu costretto a ritornare in Patria. Una improvvisa tempesta, però, lo portò in Sicilia.

Di qui si portò a Santa Maria degli Angeli presso Assisi, dove il Serafico Padre teneva un capitolo generale. Antonio seppe sì ben occultare i suoi talenti e le sue virtù da rimanere ignoto a tutti: solo per carità venne accolto dal Provinciale delle Romagne e collocato nel crudo ritiro di Montepaolo presso Forlì.

In questo posto, sconosciuto al mondo ed agli stessi suoi confratelli religiosi, passava i suoi giorni tra fervide preghiere, tra frequenti digiuni, tra continue contemplazioni, tra rigorose penitenze con la pratica della più profonda umiltà.

Ma cosa aveva riservato Dio al nostro San Antonio?

Un giorno fu obbligato per santa ubbidienza a predicare ai chierici ordinandi dinnanzi al Vescovo di Forlì. Bastò questo per rilevare i tesori dell’umile Fraticello.

Da questo momento il Santo sarà quella lucerna tolta di sotto al moggio e collocata sul candelabro per illuminare con la sua dottrina il mondo e stupirlo con la potenza dei suoi miracoli, per cui sarà chiamato l’arca del Testamento e il Taumaturgo per eccellenza.

Non mancò di profondere la sua dottrina anche dalla cattedra d’insegnamento ai suoi giovani confratelli. Si è detto di lui che in cella era austero penitente, in cattedra esimio rettore, in pubblico fecondo oratore, amorevole con gli infermi.

Nel 1227 si recò a Padova, travagliata da guerre civili ed appestata da eresie, ma per opera del suo apostolato divenne in breve centro di pietà e di penitenza. Padova sarà la sua seconda patria tale che con questo nome passerà alla storia. Intanto le fatiche apostoliche e più ancora le aspre penitenze consumarono la salute del Fraticello nel più bel fiore della vita.

Dopo la Pentecoste del 1231, sfinito di forze, si ritirò nel piccolo convento di Arcella presso Padova. Quivi tutto raccolto in Dio, come in un’estasi, ricevette i santi sacramenti e, recitato il suo divino inno alla Vergine “O gloriosa Domina”, tenendo a lungo gli occhi fissi al cielo, in placidissima agonia, se ne volò in Paradiso. Era 13 giugno 1231 ed Antonio non aveva ancora compiuto i trentasei anni.

Appena morto divenne bello, d’una bellezza celestiale.

I fanciulli poi, prima che se ne propagasse la triste nuova, scorrendo le vie della città, gridavano: “E’ morto il Padre Santo! E’ morto San Antonio!”

Dopo qualche giorno il suo corpo, con solennissima pompa fu trasportato a Padova.

Era di martedì; donde il martedì consacrato al Santo.

Il 30 maggio dell’anno seguente venne elevato agli onori degli altari e la sua stessa madre naturale fu tra coloro che per primi resero il culto al Santo.

Nel 1263 nel trasferimento delle sue ceneri fu trovata la lingua intatta e rubiconda, come se fosse stata di persona vivente; questa, tuttora, si conserva a Padova in un ricchissimo reliquiario.

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