Seneca
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. circa – 65 d.C.), noto anche come “il Giovane”, nacque a Cordova, in Spagna.
Era un filosofo romano stoico, statista e drammaturgo.
Seneca racconta di essere stato portato a Roma tra le “braccia” di sua zia (la sorellastra di sua madre) in giovane età, probabilmente quando aveva circa cinque anni.
Suo padre aveva risieduto per gran parte della sua vita in città.
A Seneca venivano insegnate le solite materie di letteratura, grammatica e retorica, come parte dell’istruzione standard dei romani di buon ceto.
Mentre era ancora giovane ricevette una formazione filosofica da Attalo lo Stoico.
Dopo una carriera di successo come senatore e un periodo di esilio in Corsica con l’accusa di adulterio con la principessa Giulia Livilla, nipote dell’imperatore Claudio, Seneca divenne prima tutore di Nerone, poi suo consigliere quando quest’ultimo divenne imperatore.
Fu grazie all’influenza di Agrippina, la madre di Nerone, che fu richiamato a Roma.
Il suo lavoro
Come scrittore, Seneca è noto per le sue opere filosofiche e per le sue opere, tutte tragedie.
Seneca considera la filosofia come un balsamo per le ferite della vita.
Le passioni distruttive, specialmente la rabbia e il dolore, devono essere sradicate, sebbene a volte offra consigli per moderarle secondo la ragione.
Discute i relativi meriti della vita contemplativa e della vita attiva, e ritiene importante affrontare la propria mortalità ed essere in grado di affrontare la morte.
Gli studiosi hanno cercato di individuare alcuni temi stoici nelle sue tragedie: sono le passioni incontrollate che generano follia, rovina e autodistruzione.
Questo ha un aspetto cosmico oltre che etico, e il destino è una forza potente, anche se piuttosto opprimente.
Morte di Seneca
Seneca fu costretto a togliersi la vita per presunta complicità nella cospirazione pisoniana per assassinare Nerone.
La cospirazione fu organizzata da Gaio Calpurnio Pisone nel 65 d.C.
Il complotto rifletteva il crescente malcontento tra la classe dirigente dello stato romano con la leadership sempre più dispotica di Nerone.
Sebbene sia improbabile che avesse fatto parte della cospirazione, Nerone gli ordinò di uccidersi.
Seneca eseguì l’ordine, recidendosi le vene nella vasca da bagno e bevendo la cicuta.