Singolarità nell’universalità – Ipotesi di MONDO PACIFICATO

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Singolarità nell’universalità

Con questo articolo tratteremo un ossimoro che potrebbe portarci a riflessioni davvero stimolanti: singolarità nell’universalità del mondo.

Prima di entrare nella elucubrazione mia solita, sono necessarie alcune osservazioni preliminari, banalmente vere:

  • La specie umana abita il Pianeta Terra!
  • In quanto specie vivente ha delle caratteristiche che la informano e formano descritte dalle scienze! (vedi Teoria della relatività, Meccanica quantistica, Gravità quantistica a loop, Caos deterministico, Frattali, fisica statistica, evoluzionismo, neurobiologia).
  • La diversità di genere, di razze, di popoli e rispettive nazioni, sembra renderci un mosaico incomponibile di umanità, ove la diversità sembra imperare come valore definitorio dell’essere umano inteso come singolo, individuo, unico.
  • Per certo ogni essere umano è una singolarità in Terra!
  • Altresì sono singolarità i pianeti, le stelle, l’universo, che le scienze ci raccontano, descrivono! Ovvero ne esibiscono le leggi di funzionamento. Una legge valida per un pianeta (un caso singolo) è valida per tutti i pianeti (tutti i casi inerenti lo stesso oggetto).

Domanda: Può esistere un elemento comune, elementare, semplice, un “quanto” (nel senso che è una specificità minima e che, esprimendo il suo funzionamento, quindi le sue condizioni d’esistenza, è valevole per tutti); quindi un “quanto”, che “accomuni” al contempo la singolarità (IO “uomo”) con l’universalità della specie (noi “uomini”)?

Indizio: dovrebbe essere una legge di funzionamento alla stregua di una legge fisica che, all’interno di una teoria o modello di funzionamento, per un oggetto specifico e la propria classe d’appartenenza (logica specifica dell’oggetto specifico) ne verifichi sperimentalmente la validità e l’estensione all’intera classe d’oggetti definiti dalle stesse proprietà (applicazione teoretica del processo concreto-astratto-concreto che trova nella prassi umana la propria verità).

Il risultato è frutto dell’operare combinato del principio d’induzione e deduzione; risultato a sua volta del processo evolutivo filogenetico e ontogenico della specie umana.

È nella specificità della specie umana, ossia nelle sue condizioni d’esistenza, ossia di funzionamento, di vita in Terra, che vivere esprime il realizzarsi inscindibile della singolarità nell’universalità (come singoli viviamo un tempo finito come specie un tempo “più duraturo”).

Il meccanismo analitico, teoretico, si esprime nell’infinito potenziale come processo al più infinito (universalità) e  “l’infinito attuale”, il darsi del processo, la scelta (la singolarità) che può essere numerosamente grande, al più infinita (Caratterizzazione analitica tra finito ed infinito; tra continuo e discreto. Teoreticamente non è che la duplicità intrinseca nel principio d’induzione).

Il Calcolo Differenziale ed Integrale codifica il Movimento, il Mutamento della vita proprio risolvendo la dualità dell’infinito! 

Il principio d’induzione esprime la norma dell’interazione tra singolarità ed universalità e a suo fondamento vi è il nostro essere umani, ovvero la nostra composizione biologica, di come funzioniamo, di come restiamo in vita, di come ci perpetuiamo vivendo sul pianeta Terra (pianeta nell’Universo o negli Universi).

La nostra esistenza è la specificità “di polvere di stelle” che agendo in condizioni, numeriche uniche e sole, si è trasformata da inorganica alla forma organica che ci contraddistingue!!!

Dall’inorganico può svilupparsi l’organico, quindi per cui mente e materia è un tutto inscindibile!

È un fenomeno collettivo, emergente dalla nascita ed evoluzione dell’Universo!

Fenomeno collettivo che ha originato la peculiarità, tutta umana, d’interagire col proprio ambiente in maniera conforme ad uno scopo, in primis restare vivi e perpetuarsi, ed evolutivamente progettare, pianificare le proprie azioni, nel cervello prima ancora che in pratica!

La bellezza della nostra specificità umana è che tutte le funzioni, che ci rendono funzionanti come organismi viventi, come umani, li espletiamo come capacità di organizzare scambi energetici, ovvero tramite quell’attività che ci contraddistingue come specie umana e distingue dalle altre (siamo capaci di progettare e finalizzare le nostre azioni): la sviluppata ed evolutiva capacità di attività energetica conforme ad uno scopo, l’attività lavorativa, ovvero IL LAVORO.  

Quella generica e generale capacità di compiere scambi energetici finalizzati tramite cui interagiamo con l’ambiente, in una relazione imperituramente di retroazione (trasformiamo e a nostra volta veniamo trasformati; una concatenazione di causa-effetto dinamica).

Un evolvere della specie descrivibile figurativamente con una “spirale” il cui tratto non è lineare, è una pluralità di tutti i possibili cammini e biforcazioni in ogni suo punto; è discreta, manifesta rotture, salti, punteggiature, e la continuità si manifesta come eccezionalità di breve durata relativa, nello svolgersi della storia. Un evolvere che (date delle condizioni iniziali) include in sé, tra le più probabili possibilità di trasformazioni (condizioni al contorno), talune distruttive! Non Esiste nessuna conservazione illimitata della specie umana, non vi è finalismo!

  • N.B. Una legge fisica, in quanto esemplare di funzionamento di un oggetto ne esibisce le sue stesse condizioni di esistenza! L’oggetto esiste se e solo se si danno certe ben definite condizioni. Fuor d’equivoco: “certe ben definite condizioni” sono in generale di tipo probabilistico (caratterizzazione del processo d’induzione umana in forma matematica). È la vita che è codificata, in pacchetti infinitesimi di interi (es. costante di Planck) e si manifesta, con comportamento più o meno regolare, risultato medio, di aggregati di atomi numerosamente grandi che singolarmente obbediscono ad apparenti moti casuali ma che collettivamente esprimono una regola. È la bellezza dei fenomeni collettivi! Non si può dare la regola per il singolo elemento ma la regola si impone a livello d’insieme, di classe, di collettivo, ed è: la norma del comportamento medio degli elementi!!!!

La vita e il vivere, ossia l’insieme dell’agire umano è un evento collettivo! Le regole che sovrintendono alle relazioni umane possono essere carpite solo in quanto Norma del comportamento manifesto medio di specie (espresso ovviamente nella prassi ossia nell’insieme delle attività umane).

A fondamento di questa Norma opera la storia dell’attività lavorativa, del lavoro, ossia di come la specie umana vive, conserva e perpetua se stessa in Terra.

A fondamento della vita vi è il lavoro come generica manifestazione di scambio energetico, dall’atomo, alle molecole, agli organismi complessi, come gli umani. Così inteso il lavoro è misura del tempo di esistenza di un vivente!

Applicato alla specificità della specie umana diviene la STORIA del Tempo della Sua Esistenza in Terra. Il Lavoro è Ontologicamente pertanto l’unico e solo quanto necessario per spiegare le variegate peripezie umane in Terra.   

Il Lavoro è la misura di tutte le possibili relazioni, interazioni, umane!

Come attività conforme ad uno scopo, lavoro concreto (nel senso di attività specifica) realizza, esprime la specificità di specie (es. mi conservo in vita, produco oggetti, penso). In generale realizza valori d’uso (es. anche desideri della mente) nella sua forma di lavoro concreto.

Come attività generale di specie, lavoro astrattamente umano, ossia come insieme di tutti i potenziali lavori concreti passati, presenti e futuri, è grandezza fisica di misura degli stessi (lavori concreti). In questa veste è misura di scambio, di valore!  

Il lavoro concreto realizza differenze mentre il lavoro astratto le ricompone come loro misura!

La misura di un fenomeno collettivo non può che esprimersi come comportamento medio di un elemento comune!!! L’elemento comune è espresso in qualità, come lavoro astrattamente umano e, in quantità, come lavoro socialmente necessario alla vita.

Abbiamo come conclusione che: il lavoro astratto socialmente (medio) necessario alla vita è misura della vita! 

Assunta tale conclusione come punto di partenza di una scienza economica, avremo il racconto storico del tempo d’esistenza, di vita, dell’umanità. Di come produce e riproduce se stessa, le sue leggi di funzionamento tendenziali ed evolutive.

Significa riconoscere che l’economia è lo spazio, il palcoscenico delle nostre vite. Essendo lo spazio-tempo della vita umana, informa, plasma, deforma e impone il tempo di vita, di esistenza all’intera specie.

Come singoli individui, siamo variegati ed unici; come specie,  siamo campione statistico “del tempo di esistenza dell’economia”!

Conclusioni

È la dinamica del lavoro astratto socialmente necessario che organizza, plasma e informa il lavoro concreto, unica e sola manifestazione dell’attività lavorativa umana.

Si dà lavoro solo come attività sempre finita e particolare, concreta (anche il pensiero)! 

È la duplicità del lavoro ad esemplificare il nostro essere umani, ad esibire la regola del nostro funzionamento inteso come condizioni d’esistenza.

Pertanto,  è NECESSARIO e VITALE,  progettare un’economia cosciente delle necessità di specie al fine di una Umanità Libera, Giusta, Equa ed informata al perseguimento del Bene.

Una Umanità Adulta all’insegna dello slogan: “da ciascuno secondo le capacità a ciascuno secondo i bisogni”!

Riassumendo:

Il tortuoso peregrinare tra le pratiche umane e i suoi saperi (inclusi i più teoretici della scienza, della filosofia e della teologia) esprimono schemi d’inferenza che l’evoluzione di specie ha approntato ed appronta nella sua dinamica di produzione e conservazione di se stessa.

In ottemperanza al Rasoio d’Occam, a mio giudizio, assunte le nostre caratteristiche biologiche di specie e la duplicità del lavoro come manifestazione d’interazione unica con l’ambiente, possiamo spiegarci il nostro essere umani in ogni sua molteplice specificità e universalità indi concetti complicati come finito, infinito, principio d’induzione, deduzione, ovvero di come arriviamo in quanto umani, ad agire, a pensare, a comprendere, noi stessi ed il mondo.

È nella molteplicità della prassi umana dispiegata per produrre e riprodurre se stessa, tramite il lavoro, che trova spiegazione ogni manifestazione umana.

La singolarità è un processo ripetuto una volta, n volte (nozione di finito).

Reiterare n+1 volte la singolarità (nozione d’infinito) genera l’universalità.

Una “nuova scienza economica” che fonda se stessa sulla originaria duplicità del lavoro mostra ed espone la coerenza di una ipotesi teorica globale in grado di pacificare l’uomo e il pianeta, ossia il nostro fare umano, la nostra generale e molteplice prassi di specie, protesa in primis, a vivere e perpetuarsi.

About Antonio Apolito

A ruota libera. Tratto argomenti vari per il gusto di confrontarmi con chi conosce (meglio di me) gli argomenti. Mi definisco Tuttologo di Nientologia e Nientologo di Tuttologia

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