Tarantola e tarantella: mito e leggenda

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Tarantella

La tarantella è una danza popolare italiana, che risale al Medioevo, ma pare essersi evoluta da una danza ancora più antica.

La musica strumentale della tarantella è caratterizzata da brevi frasi ripetitive, con una escalation di intensità.

Ci sono diverse varianti locali in Italia della danza, tra cui la napoletana, la siciliana, la pugliese e la calabrese.

Storicamente, la danza non era direttamente legata alla stregoneria italiana.

Nei secoli 19 e 20, è stata associata al tarantismo, un fenomeno isterico-convulsivo che sfocia in questa danza frenetica, spontanea.

Tarantella significa “piccolo ragno”. Secondo la leggenda, la città di Taranto, nel 13 ° secolo, fu afflitta da un’epidemia di ragni velenosi.

Presumibilmente, tutta l’Italia meridionale era afflitta dall’epidemia di ragno, da oltre 400 anni, soprattutto nei mesi estivi di luglio e agosto.

La leggenda narra che, quando veniva morsa, la vittima poteva saltare, correre fuori, e improvvisamente iniziare a ballare con “grande entusiasmo”.

Altre vittime, lo stesso morse da ragni, avrebbero partecipato e avrebbero ballato questo ritmo di tarantella al fine di scacciare il veleno del ragno dal sangue.

Presumibilmente, in assenza di questo ballo, il veleno del ragno poteva essere fatale.

Alcuni entomologi e storici hanno individuato nella Lycosa Tarantula, la tipologia di ragno che avrebbe potuto causare un simile comportamento.

Tuttavia, il morso di questo ragno non era abbastanza velenoso per creare pericolo di vita, tanto meno per causare il tipo di sintomi descritti.

Alcuni hanno pensato che l’aracnide avrebbe potuto essere il più piccolo Latrodectus taranta, il quale, anche se più lento nei movimenti, aveva un morso alquanto più tossico.

È interessante notare che sia la tarantola Lycosa che il Latrodectus taranta compaiono in altre regioni d’Italia, ma non ci sono notizie di questi sintomi connessi.

Alcuni entomologi affermano che nessuna di queste specie poteva causare tale comportamento.

Altri hanno ipotizzato che ci fosse un altro ragno, nativo di Puglia, la Malmignatta o Vedova Nera europea (Latrodectus tredecimguttatus).

Il suo morso poteva causare mal di testa, svenimenti, mancanza di respiro, vertigini, movimenti convulsi (agitazione, tremore, spasmi), e possibili allucinazioni.

Quando ciò avveniva si cercava il colpevole in un ragno sicuramente grosso e pericoloso: la Tarantola, appunto.

Ecco come, essendo un ottimo capro espiatorio, ha origine il nome del ballo.

Tuttavia, una larga schiera di psichiatri asserisce che i sintomi, presumibilmente causati da un morso di ragno, erano invece effetto di un disturbo mentale.

Questo era detto il tarantismo o tarantolismo, una isteria epidemica, una mania, per cui le persone affette ballavano e spingevano gli altri a ballare fino ad esaurimento.

Questa mania di danza è stata assunta come un classico esempio di isteria indotta da stress sociale.

Qualcosa che sembra minare la teoria del ballo taumaturgico collettivo è la presenza, durante questi momenti, dei musicisti.

Questi musicisti suonavano mandolini o altri strumenti a corde mentre i tarantolati (le presunte vittime) ballavano.

Taranti sembrano essere stati un gruppo di pellegrini religiosi che praticavano una forma di devozione che prevedeva una danza rituale. Questa danza portava spesso a trance e stati estatici.

Questa spiegazione non parla di sintomi di svenimenti, tremori, e visioni.

Mal di testa, mancanza di respiro, dolore muscolare, e la stanchezza sono semplicemente sintomi legati all’attività di un prolungato sforzo fisico.

Secondo Robert E. Bartolomeo, i taranti, durante i loro pellegrinaggi,  cominciavano a ballare al sorgere del sole.

Si riposavano, poi, nelle ore più calde, durante il mezzogiorno.

Riprendevano la danza fino a sera, consumavano un pasto leggero, e poi dormivano fino all’alba.

Questo rituale si ripeteva per diversi giorni.

La descrizione non indica folle di isterici che partecipano a comportamenti incontrollabili e irrazionali.

I taranti partecipavano semplicemente a una forma di danza-culto come propiziazione di buoni raccolti, e per allontanare epidemie o carestie.

Mito, leggenda, o verità storica non interessano poi così tanto al ballo in se per se.

L’importante è ballare, ballare, ballare, fino allo sfinimento, divertendosi e facendo divertire.

Questo è il segreto di una danza così antica, ma assolutamente intramontabile.

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