Virgilio, il poeta più grande della letteratura latina

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Virgilio

Virgilio nacque vicino a Mantova, il 70 a.C.

Influenzato dal poeta greco Teocrito, Virgilio compose la sua prima opera importante, le Bucoliche, utilizzando linee omeriche di esametri per esplorare temi pastorali piuttosto che epici.

La poesia rifletteva i dolori dei tempi e mostrava un controllo ritmico ed un’eleganza superiore a quella dei suoi successori.

Pubblicate nel 39-38 a.C., le Bucoliche furono un successo immediato e ricevettero l’attenzione di Asinio Pollione, che presentò il poeta a Ottaviano Augusto e gli assicurò un’istruzione a Milano, Roma e Napoli.

Continuando nella tradizione pastorale, Virgilio trascorse sette anni a scrivere la sua prossima grande opera.

Queste, lunghe più di duemila righe e divise in quattro libri, vennero modellate sulle opere e i giorni di Esiodo e lodano le esperienze della vita contadina.

Il poema fu letto per la prima volta a Ottaviano nel 29 a.C., meno di un anno dopo i suicidi di Antonio e Cleopatra che lo avevano lasciato unico sovrano del mondo romano.

Nel terzo libro delle Georgiche, Virgilio prefigura la sua prossima e più grande opera, l’Eneide.

Virgilio trascorse gli anni successivi lavorando su quella che divenne l’epopea nazionale dell’Impero Romano, prendendo in prestito sia i personaggi che gli elementi narrativi dall’epica omerica, raccontando di come l’eroe troiano Enea era divenuto l’antenato dei romani.

Prima che il lavoro fosse finito, tuttavia, Virgilio decise di recarsi in Grecia nel 19 a.C.

Durante i suoi viaggi, incontrò Ottaviano (a cui da allora era stato dato il titolo di Augusto), che lo convinse a tornare con lui in Italia.

Durante il viaggio da Atene a Corinto, Virgilio prese una febbre che divenne sempre più grave e morì il 21 settembre e fu sepolto vicino Napoli.

Prima della sua morte, Virgilio avrebbe comandato ai suoi esecutori letterari di distruggere il manoscritto incompiuto del suo capolavoro.

Augusto, però, usò il suo potere per garantire la sicurezza dell’epopea, e l’Eneide divenne un libro di testo popolare nelle scuole romane e successivamente medievali.

Dopo il crollo dell’impero romano, gli studiosi continuarono ad apprezzare il valore letterario di Virgilio e l’Eneide rimase il testo letterario latino centrale.

Trovò anche un crescente pubblico di lettori cristiani attratti sia dalla sua descrizione della fondazione della Città Santa sia da un passaggio nella quarta ecloga che fu interpretato come una profezia di Cristo.

Molto tempo dopo, l’epopea di Virgilio è stata una delle basi per il capolavoro di Dante Alighieri, La Divina Commedia, che documenta un viaggio attraverso l’inferno, durante il quale il personaggio di Virgilio funge da guida.

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